L’Ordine Forense è collocato così in alto che da esso uscendo mai si sale e in esso rientrando mai si discende” così il primo Presidente della Repubblica, Enrico De Nicola, definì il Ns. Ordine nel telegramma inviato a Giovanni Porzio nel lontano 1957.
A quasi cinquant’anni di distanza la società e la cultura sono mutate a tal punto, che è lecito chiedersi cosa resta di questa affermazione, nell’epoca della globalizzazione?
Qual è il ruolo dell’avvocato? Resta ancora “l’azzecacarbugli” descritto dal Manzoni nel celebre Romanzo o attraverso l’espletamento della sua attività il suo ruolo ha sempre più un carattere etico e sociale?
Di sicuro l’avvocato è e resta ancora il garante del diritto del caso concreto, ma è inevitabile che con il suo comportamento finisce in qualche modo per influenzare l’evoluzione della società, soprattutto in settori come quello del diritto di famiglia in cui inevitabilmente la sua attività si ripercuote nell’ambito sociale.
Consapevoli di ciò riteniamo che l’avvocato che opera in questo settore e in particolar modo se deve prestare la sua attività ad uno dei coniugi che ha figli, non può rimanere indifferente rispetto al difficile momento che la famiglia sta attraversando e pur mantenendosi fedele al mandato ricevuto, il suo operato deve tendere a tutelare la genitorialità del proprio assistito, prima d’ogni altro diritto. Il punto di partenza è farsi la domanda giusta: come gestire la crisi della coppia salvaguardando la genitorialità del proprio assistito anche in mancanza di una richiesta esplicita?
La risposta più adeguata ci sembra quella di concepire una gestione in rete della crisi familiare. Una rete tra professionisti delle varie discipline che permetta di individuare percorsi corretti al fine di trasformare la crisi della coppia in una possibilità: l’inizio di un progetto di separazione unitario che comprenda i diversi versanti della separazione e le diverse istanze del nucleo familiare ove particolare centralità è attribuita al benessere dei minori ed al rispetto del loro bisogno e diritto a mantenere il rapporto con entrambi i genitori.
In questo modo la separazione acquista nuovi connotati ed emerge una genitorialità sostenuta e responsabile, in linea con la ratio legis dell’affido condiviso. Come è facilmente intuibile, il ruolo del difensore, nel giudizio di separazione e divorzio è notevole dal momento che con la sua valutazione discrezionale inerente la condotta processuale che suggerirà al proprio assistito inevitabilmente condizionerà anche i rapporti tra i coniugi rispetto al comportamento che terranno con i minori, più la difesa sarà caratterizzata dall’animosità più i minori ne risentiranno.
I minori sono gli unici soggetti deboli del sistema, nel processo di separazione, infatti, l’interesse dei minori è filtrato da ciascun genitore a volte anche in via strumentale, attraverso l’esigenza di tutelare interessi diversi se non antitetici dei coniugi e il giudice, solo di riflesso, indirizza la sua attenzione verso le esigenze dei minori, nè la nuova normativa stabilita all’art. 155 sexies c.c., che impone il Giudice di disporre l’audizione del minore, sconfessa quanto innanzi detto perchè l’ascolto del minore nei giudizi di separazione ha lo scopo di consentirgli di esprimere un parere circa la sua preferenza di trascorrere più tempo con uno dei genitori. Lo stesso non è nè diventa parte del processo nè tanto meno la Novella ha previsto la figura del difensore del minore o di un curatore speciale pertanto i suoi interessi restano tutelati solo in via indiretta.
Partendo da questo presupposto riteniamo che l’avvocato nello scegliere la strategia processuale da adottare debba sempre tener presente che l’interesse del proprio assistito va correlata con la ricerca del benessere dei minori.
E’ ancora troppo presto per dare giudizi su come la legge dell’affido condiviso sarà applicata nei Tribunali ma tutti siamo concordi nel ritenere che la normativa rivoluziona un modo di pensare e getta le basi per gestire la separazione in presenza di figli un modo nuovo. La Novella del 2006 impone ai coniugi una progettualità, sin ora sconosciuta, dal momento che il sistema precedente prevedeva in via prioritaria l’affidamento esclusivo ad un genitore e in via eccezionale le altre forme d’affidamento.
Il Legislatore ha inteso prediligere l’interesse del minore chiamando i coniugi ad una responsabilità maggiore e obbliga gli adulti che intendono separarsi ad un confronto costante e un impegno diretto di ciascuno di loro con i figli.
Anticipando i tempi italiani, perchè in alcuni paesi d’Europa l’affido condiviso è già realtà, è stata lanciata una sfida d’altissima qualità e noi avvocati, in primis, siamo chiamati attraverso il ns. lavoro, giorno per giorno nelle aule del Tribunale e nei ns. studi, a dar forza a questa nuova idea.
Ns. compito sarà anche quello di rendere le separazioni sempre meno conflittuali onde permettere che i figli conservino, anche in caso di rottura del rapporto familiare, il diritto di avere una relazione stabile e continua con entrambi i genitori.
L’accordo rimane sempre l’esito più auspicabile nel contenzioso delle separazioni e sarà l’avvocato, coadiuvato da altri professionisti, a stimolare le parti a ricercare accordi che conducono ad una stabilità e sicurezza del rapporto genitoriale, tracciando insieme un percorso propositivo che duri nel tempo, il tutto nel rispetto di un codice deontologico, che ancora ci contraddistingue e che abbiamo l’obbligo di rispettare.
La sfida lanciata è ambiziosa e non è facile, va cambiata la cultura della separazione, la riuscita è affidata a tutti noi che siamo consapevoli dell’enorme danno che si crea nella psiche dei figli quando uno dei coniugi si allontana dal nucleo familiare.

Giuseppina Mastrodomenico* e Giuseppe Filosa*, in www.denaro.it