Se le donne chiedono giustizia

L’impunità delle violenze maschili contro partner o ex partner è un dato di fatto, reso evidente anche dai risultati di indagini epidemiologiche condotte in svariati paesi. Di recente tuttavia molte cose sono cambiate, e se un tempo era imperativo «lavare i panni sporchi in famiglia», oggi le aspettative e le richieste rivolte alle vittime sono diverse e talora contraddittorie, così come diverse e contraddittorie sono le percezioni e le rappresentazioni del problema di operatori e operatrici della giustizia. Questo volume, che raccoglie i risultati di un’indagine condotta in quattro paesi – Italia, Romania, Spagna e Inghilterra – aggiunge un importante tassello al quadro conoscitivo attuale. Infatti, nonostante la drammaticità delle situazioni e nonostante il sensazionalismo talvolta presente nel dibattito sul tema, restano scarsi i dati disponibili su quanto accade quando una donna decide di sporgere denuncia e sul perché molte preferiscono non denunciare. Il punto di vista delle donne vittime di violenza e quello di testimoni privilegiati, appartenenti a soggetti istituzionali e associativi, viene qui ricostruito e messo a confronto con quello di chi opera all’interno del sistema penale – forze dell’ordine, giudici e pubblici ministeri – e con i risultati dell’analisi di campioni significativi di fascicoli giudiziari. L’indagine, svolta nell’ambito del Programma Daphne III dell’Unione Europea, è coordinata dalla Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo di Bologna. Giuditta Creazzo vive e lavora a Bologna, dove svolge attività di ricerca, consulenza e formazione sui temi della violenza alle donne. Ha coordinato diversi progetti europei nello stesso ambito. Fra le sue pubblicazioni «Uomini che maltrattano le donne: che fare?» (curato con Letizia Bianchi, Carocci, 2009). gg