Regole. Perché tutti gli italiani devono sviluppare quelle giuste e rispettrale per rilanciare il paese

«In fatto di regole gli italiani sono fra i più moralisti d’Europa. Nei sondaggi la nostra riprovazione per i piccoli e grandi illeciti è più elevata di quella dei francesi, dei tedeschi, degli inglesi. Nella vita di tutti i giorni però il moralismo tende a trasformarsi in opportunismo: le regole sono ostacoli da aggirare, magari con qualche “aiutino”. Perché questo divario? Come aggirarlo? Abravanel e D’Agnese propongono delle risposte che meritano una riflessione.» Maurizio Ferrera, Corriere della Sera «Regole, un saggio che fissa la necessità del nostro sistema d’impresa di crescere e terziarizzarsi: pesi medio-grandi tra giganti e non più nani inconsistenti.» Marco Alfieri, La Stampa «L’idea di fondo che anima le proposte avanzate in Regole è che per far funzionare le regole in Italia l’etica non basta: occorre dimostrare che seguire le regole conviene. Finché noi italiani non ne saremo convinti, troveremo sempre una buona ragione per non rispettarle: perché sono ingiuste, perché il nostro vicino non le rispetta, perché prima o poi arriva un condono…» Roger Abravanel e Luca D’Agnese sul Corriere della Sera «L’Italia ha due problemi: regole sbagliate e cittadini che non le rispettano. È questa la causa dell’immobilità economica e sociale del nostro Paese. Le regole giuste sono sempre state alla base dello sviluppo e dell’innovazione. Bisogna rispettarle non solo per ragioni morali ma perché è un buon affare.» Anno dopo anno, l’Italia sta retrocedendo in tutte le classifiche relative allo sviluppo economico, alla disoccupazione giovanile, all’educazione e alla ricerca, ai diritti dei consumatori. Mentre sale nelle graduatorie che misurano l’evasione fiscale, la corruzione, l’abusivismo edilizio, la lentezza della giustizia. Tutte queste criticità sono però accomunate da un grave limite, che porta alla degenerazione dell’intero sistema: l’Italia non ha saputo darsi le regole giuste. In genere da noi leggi, norme e regolamenti sono troppo numerosi e troppo complicati, tanto che diventa molto difficile rispettarli. Così chi non li rispetta viene spesso condonato o amnistiato, mentre cittadini e imprese si adattano all’elusione di massa. Per rimediare, vengono emanate nuove regole, sempre più severe, e la situazione peggiora. È quello che Roger Abravanel e Luca D’Agnese hanno definito «il circolo vizioso delle regole», che rende impossibile qualunque serio progetto di riforma. Senza regole, o con regole sbagliate, l’economia non si sviluppa, perché le imprese «piccole, brutte, anzi bruttissime» fanno concorrenza sleale a quelle innovative. Senza regole, o con regole sbagliate, governare una società sempre più complessa, dove i servizi hanno un peso crescente rispetto ai prodotti, è impossibile. È troppo facile scaricare la responsabilità del declino italiano sui politici e sulla classe dirigente. Regole dimostra che dobbiamo innescare un circolo virtuoso delle regole in tutta la società: un processo che coinvolga i cittadini, che devono essere informati e partecipare alla definizione e al miglioramento delle regole grazie a una scuola che non deve solo trasmettere nozioni, ma formare le «competenze della vita» necessarie per interagire efficacemente con gli altri; una giustizia civile veloce; un sistema dell’informazione indipendente dalla politica e dagli affari. Roger Abravanel e Luca D’Agnese dimostrano che seguire le regole non solo è giusto, ed evita sanzioni di vario tipo: è soprattutto conveniente. E avanzano cinque proposte concrete che possano finalmente far ripartire il nostro paese. gg